018 “Uno”

San Giovanni Battista de La Salle (06)

L’accattivante senso di perdurante attesa.

Ho trascorso diversi giorni a casa, anche con la scusa di dedicarmi a questa febbrile attività dell’ingegno che è per me la scrittura, e quando mi sono finalmente risoluto a uscire è stato per rispondere a un imperativo sociale. Ho deciso di acquistare una stampa di Escher a due amici che presto diverranno architetti. Mi sono rivolto all’unico esercizio che conoscevo, nella speranza di trovarlo aperto vista anche la particolarità di questi giorni pasquiferi, e qui, dopo diversi anni, ho incontrato G***. Prendevamo insieme l’autobus per tornare a casa, terminate le lezioni al liceo. Forse a causa del tempo, forse per via delle barriere che inevitabilmente sorgono tra gli esseri di questa società, avverto che difficilmente sarebbe riproponibile quel dialogo di altri tempi e di altri luoghi, allora scanzonato, che oggi tenderebbe naturalmente a proiettarsi nel passato. Con mio stupore, da lei stessa ho appreso che è prossima al convolamento a nozze.

Mentre tornavo a casa sentivo di avere ormai maturato una decisione. Un girasole.

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Daniel Ablitt, Heart of the Forest.

016 “Uno”

San Giovanni Battista de La Salle (04)

Un duetto con Liza Minnelli. Cantavamo New York New York sul palcoscenico illuminato di quello che, mentre mi trovavo seduto su un’altalena immobile, ricordavo essere il nuovo programma televisivo dal bizzarro titolo di Pensione, che avrebbe dovuto porre all’attenzione del pubblico alcune riflessioni sui possibili obiettivi conseguibili nella vita.

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David Stone Aberg.

015 “Uno”

San Giovanni Battista de La Salle (03)

Su una delle pagine di Breton si trova scritto che

l’auto-analisi è, da sola, in molti casi, capace di esaurire il contenuto dei sogni, e (…) tale analisi, per quanto poco approfondita, non lascia da parte alcun residuo che permetta di attribuire all’attività onirica un carattere trascendentale. (Ibid., p. 94)

Più avanti, si asserisce che

allo stesso modo, l’auto-analisi può delle volte esaurire il contenuto degli accadimenti reali, al punto da farli interamente dipendere dall’attività anteriore meno orientata dell’ingegno. (Idem)

Sarebbero da intendersi qui per “attività anteriore” le possibili rappresentazioni che la mente crea, come ideali prodromi, nei riguardi del reale, in maniera del tutto autonoma da ogni tentativo di controllo da parte del soggetto.

La distinzione tra plausibile e non plausibile si impone a me alla stessa maniera degli altri individui. Neanche io sfuggo al bisogno di considerare lo svolgimento della vita esteriore come indipendente rispetto a ciò che costituisce spiritualmente la mia individualità propria, e se a ogni istante accetto di riflettere lo spettacolo che si svolge fuori di me secondo le mie facoltà particolari, di contro mi è inspiegabilmente difficile ammettere che questo spettacolo si organizzi improvvisamente soltanto per me, non tenda, in apparenza, che a conformarsi alla rappresentazione anteriore che ne ho avuta. (Ibid., p. 59)

È il principio stesso di causalità a essere posto qui in discussione, ogni modalità di relazione tra visione onirica e realtà, tra questa e certe forme anteriori della sua rappresentazione, e le conseguenze di tale messa in discussione sono, com’è prevedibile, impensabili.

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Gertrude Abercrombie, Split personality (1954).

013 “Uno”

San Giovanni Battista de La Salle (01)

A***.

In bilico come su un capello la mia mente bascula mentre tenta di riconquistare l’equilibrio, l’ardua ablazione di ogni inganno, si smarrisce e si ritrova infine, a fatica, china su uno specchio nell’attesa che emerga l’immagine sognata, senza riuscire a trovare la fine della strada, una luce che dissolva le ombre… Ho solo assecondato il corso degli eventi che mi hanno portato a conoscerti, o è stato il mio attivo concorso a condurci in quel luogo in cui non eri ancora stata? Di certo, lo so, già prima desideravo poter a lungo soffermarmi a osservarti, parlarti, sperando di piacerti. E adesso, dove siamo…?

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Susan Abbott, Elegy, 2009.

012 “Uno”

San Celestino I (02)

Nel cuore della notte i nostri sguardi, i nostri pensieri, le nostre mani parlavano, le nostre labbra tacevano, le onde lambivano la sabbia e tornavano nel buio. La luna scintillava a tratti, si rivestiva di nubi. Io ti guardavo, stupito di me stesso e di te, e ti chiedevo un bacio…

L’amore alchemico.

Osservo in silenzio

il silenzio

dell’alba lunare

che scompare.

Dieci anni durò il pontificato del santo venuto dal cielo che amicizia strinse con Agostino, vescovo di Ippona, e che condannò l’eretico Nestorio. Nell’iconografia tradizionale è rappresentato assieme a una colomba, un drago e una fiamma.

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Samira Abbassy.

011 “Uno”

San Celestino I (01)

Scrivo per non dimenticare, per riportare alla coscienza la disponibilità che occorre prontamente saper elargire al presentarsi della pur minima occasione. Riconosco che tale disponibilità altro non è che una condizione interiore, una predisposizione dell’animo, la soglia stessa del cambiamento. Ciò che chiamo fortuna, e al cui cospetto mi sento immensamente piccolo, è l’attraversamento di quella soglia, il tenero giaciglio o la ruvida roccia, a seconda del caso, che attende nel buio dell’abisso il balzo che, dal profondo, mi lusinga e mi atterrisce. Una voce incantatrice, non intendibile da umano orecchio, emana da invisibili bocche, oltre la nebbia, su scogli lontani…

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Alexandre Abassi.

010 “Uno”

San Riccardo di Wych (02)

L’annuncio del cambiamento, estraneo a ogni travisamento poetico, distante da rarefazioni angeliche e sterili anticipazioni di trapassi stagionali, è translucido come una ciocca di capelli neri e soffice come una vestaglia rosa.

L’annuncio del cambiamento viaggia a bordo di un pubblico automezzo romano.

Delle reliquie del protettore dei cocchieri si sono perse le tracce nel novembre del millecinquecentotrentotto.

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Reza Abbasi, Youthful Lovers.

009 “Uno”

San Riccardo di Wych (01)

La vita, il flusso dell’esistente, è una misteriosa avventura, un capogiro dell’universo che mai, penso, varrebbe la pena interrompere.

Di stella in stella, di fuoco in fuoco, da un acceso sole d’oriente allo sguardo di una giovane velata che con me avrei voluto condurre lontano, lungo un viaggio per mare, sulle onde di cobalto. Lo sguardo turbato di mia madre, però, già bastava a farmi temere che nulla sarebbe stato di quella fuga in cerca di sconfinamento.

Lanciarsi in un’avventura significa assumere per intero la consapevolezza che nulla è predeterminato, che dietro ogni angolo può nascondersi una brusca svolta, un repentino cambio di direzione, e che ogni meta può sottrarsi alla comprensione per l’intera durata del viaggio.

Per tal motivo, oltre che per l’ingenuità delle originarie intenzioni e per la sincerità degli animi che sentivo vividamente trasparire dagli sguardi, mi sono lasciato coinvolgere da un gruppo di amici che hanno creduto, ancora una volta, pur dinanzi il crollo seriale di illusorie certezze, a un cambiamento attuabile, sciolto da ogni particolarismo coalitivo, possibile lungo la linea orizzontale di umano sodalizio e necessaria partecipazione.

Battaglie circoscrizionali.

Il tredici e il quattordici, dentro la luce smorzata dalla polvere rossa, si consumerà l’impari lotta redentiva di un manipolo di cavalieri disarcionati contro il drago.

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Jose Manuel Abalos, La pintura y el mar.